Il corpo umano è lo strumento che ci permette di sperimentare l'esistenza attraverso i sensi, le facoltà, e i talenti, coi quali e attraverso, noi entriamo in contatto e in relazione con l'ambiente.
La chimica, gli apparati sensoriali, le meccaniche psicologiche, sono solo alcuni degli strumenti in se perfetti, ma sovente fallibili e potenzialmente ingannevoli nel loro utilizzo, ma che ci permettono di interpretare il mondo in cui viviamo e di interagirvi.
Si può dire che essenzialmente, nella sua funzione primaria, molto di quello che siamo a livello biologico, quindi anche psicologico e cerebrale, è un efficientissimo sistema di difesa, il quale è creato e programmato nella pressochè totalità delle sue funzionalità, innanzitutto per proteggere dalle minacce dell'ambiente, di qualsiasi sorta da noi percepibile.
Se mettiamo una mano su di un termosifone bollente, ci scottiamo, se non la spostiamo subito, per questo riceviamo un segnale sensoriale di dolore, come è altrettanto vero, che se ci attraversa la mente un pensiero sgradevole, anche il quadro chimico, a seguito di una stimolazione nervosa, in quel momento subirà un cambiamento, per farci provare delle sensazioni spiacevoli, che ci avvertiranno, attraverso il corpo, che quel pensiero (o la causa che lo genera) non ci fa bene, producendo stress e scatenando altre meccaniche psicologiche che minano il benessere nell'immediato, segnalandoci così l'esigenza di porre un rimedio alla fonte del disagio, sempre col fine ultimo, quindi, di preservare la nostra integrità, qualsiasi sia l'aspetto interessato.
Quando questa macchina biologica essenzialmente perfetta, si percepisce al sicuro, è allora che inizia a mettere a frutto i propri sensi, doti e qualità, non più unicamente allo scopo di preservarsi, ma di esprimersi e realizzarsi, potendo così mettere a frutto il proprio potenziale e dare quindi un senso maggiore e più completo alla propria ragion d'essere.
È nel fattore ereditario, manifestato attraverso i caratteri, a loro volta determinati dai Geni, che risiedono le caratteristiche ed insieme le potenzialità dell'individuo, le quali, se coltivate, assecondate e messe in opera, saranno il mezzo di realizzazione della persona.
È nella manifestazione delle caratteristiche che avviene durante l'interazione con l'ambiente, che il corpo umano, utilizza la chimica, nonchè le facoltà mentali e fisiche, concentrandole questa volta in qualcosa di indubbiamente più elevato della mera autoconservazione, ed è solo in queste circostanze, che l'individuo ha l'occasione di sviluppare ed esercitare il proprio effettivo e concreto potenziale ed è qui che il concetto di "vita" trascende finalmente quello di mera esistenza, per indicare un nuovo orizzonte, diverso e distinto per ognuno di noi.
Allo stesso tempo, non si può non capacitarsi di come uno strumento perfetto come il corpo, inteso nella sua interezza, con ovvio riferimento anche alle facoltà nervose e cerebrali, possa ingannarci, quando le risorse intellettuali non riescano a tener testa alle situazioni e quindi all'ambiente. Può essere affascinante, operare una autoanalisi, durante la giornata, o anche durante la settimana, facendo una stima di tutte le nostre impressioni sbagliate delle quali ci siamo resi conto, avute nel percepire le persone e l'ambiente. Spesso non ci si rende conto della propria effettiva fallibilità, perchè si tende ad accorgersi maggiormente degli errori che hanno generato delle conseguenze e delle ripercussioni concrete.
La realtà dell'ambiente può non essere così semplice da interpretare come può sembrare il più delle volte e oltre a ciò, il fattore psicologico e chimico dell'organismo, possono con facilità distorcere ulteriormente una visione oggettiva, lì dove non ci siano gli strumenti, intesi come capacità, per interpretarla.
Prendiamo ad esempio tutte quelle cose, comunemente considerate, come fonte di benessere materiale, come certe forme di agio, le relazioni con l'altro sesso, l'appagamento delle ambizioni professionali ed economiche e chiediamoci fino a quale punto, l'individuo, caso per caso, sia più o meno in grado di gestire su se stesso, l'impatto di queste esperienze nella sua vita.
Sono molti i casi di persone, che finiscono per compromettersi gravemente, sotto ogni aspetto, per inseguire passioni ed esperienze, delle quali in realtà non sanno gestire l'impatto emotivo e psicologico; basti pensare a quanti abbiano sperperato patrimoni in avventure sessuali o chi si sia rovinato attraverso il gioco d'azzardo, le droghe o altri vizi.
Probabilmente non è l'esperienza in se il problema, ma la capacità di gestione della stessa, la quale non può che determinarsi dalle capacità cognitive dell'individuo e dal frutto interiore che ha ricavato dalle esperienze.
È plausibile ritenere, che quanto più una esperienza si sia interiorizzata, tanto più quest'ultima, ci appartenga, sotto un certo punto di vista di assimilazione di quest'ultima; questo implica automaticamente un calo del bisogno di ripeterla.
Un esempio banale, potrebbe essere un bambino di 7 anni che inizia a bere il latte col cioccolato, magari all'inizio lo troverà una esperienza fenomenale, ma poi, man mano, abituandosi, potrà sempre meglio gestirne il desiderio. Con l'età le esperienze si fanno più complesse, ma la meccanica resta invariata, pur cambiando la complessità dell'oggetto dell'esperienza, essendo ad esempio indubbiamente più semplice interiorizzare l'esperienza della consumazione di una bevanda, che non il rapporto con l'altro sesso o i vizi e le passioni di qualsiasi natura, come anche ogni ambizione che sia degenerata in qualcosa di patologico.
È a questo punto che pare lecito domandarsi quale sia la proporzione di reale autonomia mentale e psicologica attribuibile, ad un individuo che sia finito per diventare succube di una qualsiasi dipendenza, sia essa da alcol, droga, o altri vizi, senza escludere il manifestarsi della difficoltà di autocontrollo nella sfera sessuale (sovente fraintesa con la vita "sentimentale"), la quale può dar luogo a pericolosi compromessi nella scelta del partner; questo interrogativo, viene posto sotto un punto di vista complessivo, nel tentativo di stabilire quale sia il confine oltre il quale, una mente sia sufficientemente capace di metabolizzare e comprendere una esperienza, al punto di interiorizzarla a sufficienza da potere essere finalmente in grado di poter "scegliere" quando messo di fronte ad una situazione potenzialmente allettante come esperienza, piuttosto che esserne travolto. Si mette in dubbio proprio l'effettivo arbitrio dell'individuo in relazione ai suoi limiti intellettuali.
C'è da sottolineare che oltre ai limiti personali nelle capacità intellettuali, diverse aggravanti si possono certamente sommare, attraverso i fattori ambientali e il vissuto della persona in questione.
Allo stesso tempo, è essenziale ammettere, che qualsiasi siano le risorse dell'individuo e la conseguente capacità di metabolizzazione ed interiorizzazione dell'esperienza, quest'ultima ha comunque bisogno di essere vissuta in consapevolezza e ripetuta un adeguato numero di volte, prima di essere assorbita e assimilata a sufficienza.