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Chiesa di Rennes le Château

Simbologia all'interno della chiesa di Rennes le Château

CHIESA DI RENNES LE CHÂTEAU

CHIESA DI RENNES LE CHÂTEAU - Priorato di Sion

Esiste una chiesa in Francia, che testimonia in maniera diretta la tradizione che vede Santa Maria Maddalena come colei che aveva dato una discendenza a Gesù ed era direttamente legata ai misteri del Santo Graal;  questa chiesa, attraverso simboli ed allegorie, indica chiaramente ed incontrovertibilmente, una volta esaminati, la volontà di chi l'ha ristrutturata e custodita, di mettere in relazione il "Graal" con Maria Maddalena, allo stesso tempo, si dimostrerà il luogo di ritrovamento di importanti documenti storici che proverebbero il collegamento tra la Dinastia Merovingia e la linea di sangue di Gesù; di questa conoscenza, a noi perviene attualmente solo la tradizione orale ed alcuni elementi di indagine e siamo ancora quindi sulle tracce dei documenti originali, al momento tuttora perduti.

 

Ma vediamo come tutto questo emerge dall'analisi sulla chiesa di  Santa Maria Maddalena a Rennes le Château.

 

La chiesa di Santa Maria Maddalena a Rennes le Château è stata consacrata nel 1059, inizialmente come cappella dei Conti del Razès. Viene in seguito ristrutturata in epoca moderna da Bérenger Saunière a partire dal 1886, il quale in occasione della ristrutturazione vi ha inserito tutti gli elementi simbolici, allegorici e decorativi che oggi possiamo ancora ammirare, i quali fanno da veicolo a dei segreti e a delle conoscenze nascosti ben precisi.

 

La chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena, che si erge dai resti di un tempio celtico dedicato ad Iside, gode stilisticamente ed architettonicamente anche dell'influenza visigota e carolingia, e questo ne fa un gioiello architettonico di particolare rarità e pregio, dal momento che ciò che è diventata attualmente, è il risultato di tutte queste influenze che si sono sommate nel tempo in una felice armonia.

 

Solo l'edificio della chiesa, ristrutturato, è costato l'equivalente di decine di milioni di euro, interamente corrisposti da un sacerdote di umili origini, di nome Bérenger Saunière il quale era arrivato a Rennes le Château senza alcuna risorsa economica se non il magro assegno mensile da parroco previsto a quei tempi.

 

 

Tenteremo di fornire, con questa ricerca, elementi concreti e verificabili che possano aprire diverse piste coerenti per spiegare come tutto questo sia stato possibile.

SIMBOLOGIA ALL'INTERNO DELLA CHIESA DI RENNES-LE-CHÂTEAU

SIMBOLOGIA ALL'INTERNO DELLA CHIESA DI RENNES-LE-CHÂTEAU - Priorato di Sion

 Portandoci all'interno della chiesa, possiamo per prima cosa, assicurarci che essa è dotata di 9 statue principali, più la raffigurazione di San Luca sulla fiancata del pulpito.

 

- Il Demone Asmodeo che porta l'acquasantiera e i quattro angeli posti di sopra.

 

- Santa Germana

 

- San Rocco

 

- Sant'Antonio l'eremita

 

- Sant' Antonio da Padova

 

- San Luca (raffigurato sulla fiancata del pulpito)

 

- San Giovanni Battista

 

- Santa Maria Maddalena

 

- Santa Maria madre di Gesù

 

- San Giuseppe

 

LA PREDISPOSIZIONE DELLE STATUE

Come si può constatare dallo schema in sovrimpressione, isolando le iniziali delle statue intorno a Maria Maddalena, appare la scritta "Graal" e si viene a formare la "M", iniziale di Maria.

 

È lampante, l'assoluta evidenza della certa e consapevole intenzione di Saunière, di comunicare senza equivoci a chiunque fosse in grado di risolvere questo codice allegorico, che il Graal esisteva ed era direttamente collegato a Santa Maria Maddalena.

LA PREDISPOSIZIONE DELLE STATUE - Priorato di Sion

IL VECCHIO ALTARE ED IL PILASTRO DOVE ERANO NASCOSTE LE PERGAMENE

Tutto quello che ad oggi si sa sull'altare che era presente nel 1885 ( data in cui Saunière ebbe in amministrazione la chiesa) è che "L'altare maggiore era composto da una grande lastra, fissata da un lato nel muro e sostenuta di fronte da due pilastri, uno grezzo, che oggi non è più presente e l'altro scolpito con una croce intarsiata di gemme e con le due lettere greche, A e Ω.

 

É stata l'iniziativa di Bérenger Saunière, di sostituire questo vecchio altare con uno più nuovo, ad avere fatto scoprire le famose pergamene.

 

Saunière spostò infine il pilastro dall'interno della chiesa al giardino, dove vi posò sopra la statua della Vergine Maria e aggiunse un inciso :

 

 

                                                                     MISSION 1891

 

 

Il pilastro è stato posizionato invertito, quindi capovolto, allo scopo di simboleggiare il "doppio", "negativo" o "femminino" corrispondente della chiesa, che era collocato nel giardino; ovvero, il giardino esterno, come vedremo più avanti, è stato disegnato per essere l'esatta copia speculare della pianta della chiesa e molti arredi esterni sono stati capovolti per affermare questa realizzazione simbolicamente. 

LA VIA CRUCIS

La Via Crucis della Chiesa di Santa Maria Maddalena che non viene letta da sinistra a destra come nella maggior parte delle altre chiese, ma in senso antiorario, quindi da destra a sinistra, ha colpito, infervorendo l'attenzione dell'opinione pubblica, particolarmente perchè nell'ultima stazione, la quattordicesima, Gesù verrebbe portato nella tomba di notte, e con luna piena, mentre nella versione biblica ammessa anche dalle autorità accademiche, la sepoltura di Gesù si svolge alla fine del pomeriggio e non di notte; in questo modo, inevitabilmente sorge automatico l'interrogativo sul perchè la sepoltura avrebbe avuto luogo di notte, con l'implicito dubbio che questa rappresentata non fosse la sepoltura, ma bensì la rimozione del corpo di Cristo dalla tomba.

 

È evidente che non possiamo trovarci di fronte ad un errore, ma bensì ad un messaggio di Saunière, il quale ha deliberatamente cercato di trasmettere un segreto, celandolo ed esponendolo allo stesso tempo, in questo modo.

 

Considerata l'indubbia competenza del sacerdote in merito alla storia religiosa, un errore del genere è assolutamente impensabile, al contrario, non può che aprirci ulteriormente gli occhi su di una intenzione precisa e coerente.

 

Un altro dettaglio di assoluto rilievo è che il complesso montuoso raffigurato all'orizzonte assomiglia moltissimo al Bugarach, una montagna, che si può vedere benissimo da Rennes-Le-Château.

LA VIA CRUCIS - Priorato di Sion

IL 17 GENNAIO E LE "MELE BLU"

IL 17 GENNAIO E LE "MELE BLU" - Priorato di Sion

 Il 17 Gennaio di tutti gli anni, vicino alla statua di Sant'Antonio l'Eremita, dalle ore 11.00 del mattino, appare proiettata sul muro, dalla vetrata, una suggestiva ed eterea composizione, sempre invisibile, durante ogni altro giorno dell'anno; sono le famose "mele blu" della chiesa di Rennes le Château.

 

Il fenomeno è il risultato di una formidabile creazione di Bérenger Saunière, che sfrutta una elaboratissima combinazione di profonde conoscenze geometriche ed astronomiche e raggiunge il suo picco intorno alle 13.00 del 17 Gennaio di tutti gli anni, e da quel momento, per qualche giorno ancora, questo fenomeno si ripete.

 

L'intenzione del sacerdote era di celebrare e sottolineare, con l'usuale velo allegorico, una serie di ricorrenze, che riteneva importanti; tra le quali proprio la data della morte di Marie de Negri di Ables d'Hautpoul, Marchesa di Blanchefort-Hautpoul, l'ultimo nobile la cui sepoltura è nella chiesa e oltre a ciò, anche la data della morte di Sant'Antonio l'eremita e di Santa Germana da Pibrac, rappresentati entrambi all'interno della chiesa stessa, come già menzionato; questa particolare data ha molti significati anche per il Priorato di Sion, sia per i motivi di sopra elencati, che per essere il giorno definito come data della riuscita della "Grande Opera" da parte del passato Gran Maestro dell'Ordine, Nicolas Flamel, in quanto fu il 17 Gennaio che egli insieme alla moglie, si dice abbiano ottenuto la Pietra Filosofale; il 17 Gennaio è anche la data della morte di Bérenger Saunière, ovvero il 17 Gennaio 1917, decesso dichiarato da Marie Denarnaud solo pochi giorni dopo (il 22 Gennaio).

IL PILASTRO E LE PERGAMENE

É stato Antoine Bigou, cappellano della nobile famiglia dei Blanchefort, avendole forgiate, ad avere avuto per primo in mano le celebri pergamene, nonchè i documenti della marchesa.

 

La Marchesa di Blanchefort, Marie de Négri d'Ables, moglie di François d'Hautpoul, nel 1732, venne fatta depositaria di un importante, forse storico, segreto famigliare e ricevette in affidamento alcuni documenti, centrali in relazione a questo segreto; questi documenti, insieme al testamento sarebbero stati consegnati da François-Pierre d'Hautpoul ad un notaio nel 1644, e pare che dopo la sua morte questi documenti siano passati di notaio in notaio fino alla Marchesa di Blanchefort. Il marito della Marchesa avrebbe tentato a più riprese di recuperarli o di conoscerne il contenuto, ma senza successo; di fatto la Marchesa riusci ad escludere il marito dal segreto.

Fu proprio in questo momento che la Marchesa, preparò il suo di testamento, consegnando ad Antoine Bigou questi documenti.

 

Marie de Négri d'Ables è morta il 17 Gennaio 1781 e da quel momento Antoine Bigou mantenne il suo impegno nel massimo scrupolo, perizia e solerzia.

 

 L'Abate Bigou, forgiò così la stele (a sinistra) e la lastra tombaria (a destra) per la Marchesa di Blanchefort,

insieme ad aver prodotto le famose pergamene, contententi i preziosi segreti confidatigli dalla Marchesa in punto di morte.

 

Una tra le chiavi  di interpretazione più significative si può ottenere osservando la stele tombaria, che stando alla riproduzione pervenuta ad oggi, mostrava diversi errori di scrittura apparentemente deliberati, perchè nell'insieme delineanti una certa coerenza; errori riscontrabili attraverso alcune lettere che sono evidentemente più piccole, ovvero : e, E, E, P, ed una lettera "M" che è isolata da tutte le altre; la data di morte invece riporta una anomala "O", che coi numeri romani ovviamente non ha corrispondenza, la "R" in ARLES, al posto del corretto ABLES è un ulteriore errore tanto madornale da apparire a ragione malizioso, in quanto la marchesa era appunto una "Ables" mentre sulla prima riga la "T" sostituisce la più adeguata e consona "I". Riordinate opportunamente, le otto lettere estrapolate formano le due parole "MORT" ed "EPEE", che sta per "spada di morte", "morte e spada" o "morte di spada", clamorosa assonanza con la storia della morte di San Dagoberto II, che fu assassinato appunto a fil di spada, nel corso di un attentato in un bosco nei pressi di Stenay.

 

La composizione di lettere "MORTEPEE", utilizzata attraverso il sistema di Vigenère, come chiave di decodifica da applicare alla "Grande Pergamena", darà accesso ad una frase ricavata di 128 lettere, che illustreremo a breve in questo studio, la quale a sua volta darà accesso ad indicazioni che rimandano a precisi indizi che alludono a particolari opere d'arte.

 

L'iscrizione sulla stele è composta da 119 caratteri, e, completa quindi dei suoi errori, insieme alla frase sopramenzionata di 128 caratteri, ricavata dalla "Grande Pergamena", fa parte di un ulteriore codice perfetto di 247 lettere, il quale si può decifrare scrivendo su due pezzi di carta, o sullo stesso foglio, ma separatamente, i due testi, a questo punto sarà sufficiente cancellare tutte le lettere corrispondenti tra i due testi ed il risultato, generato dalle lettere avanzate dal testo più esteso, sarà esattamente la composizione "PSPRAECUM", la quale corrispnde ad una iscrizione che troviamo sulla lastra.

 

In addizione a ciò, senza possibilità di approssimazione, è riscontrabile la presenza di elementi geometrici nascosti di notevole precisione, sulla stele, ricavabili proprio collegando con una linea le singole lettere "errate" alla Croce di Gesù, le quali danno come risultato un triangolo isoscele ed un pentacolo perfetti, le quali proporzioni rispettano senza fallo il rapporto aureo, dandoci una prova anche matematica e geometrica della volontà e delle competenze dell'autore.

 

C'è da precisare, che una pista di indagine, contempla l'ipotesi che la stele originaria fosse priva delle anomalie linguistiche che costituiscono il codice in esame e che quella pervenuta alla nostra analisi sia stata forgiata da Bérenger Saunière (al posto di Bigou), il quale vi avrebbe inserito quindi gli elementi codificati.

 

Allo stesso tempo, sulla lastra tombaria della Marchesa troviamo una certa combinazione di lettere greche, le quali, trasposte in latino, ci danno come risultato una combinazione alquanto decisiva, quanto etonante, ovvero

 

Il famosissimo motto che troviamo nei "Bergers d'Arcadie" di Nicolas Poussin, dei quali ci occuperemo più tardi.

 

Tornando invece alle pergamene realizzate da Bigou, esse furono nascoste nella chiesa di Rennes le Château con altri documenti, dove restarono fino a quando non vennero trovati da Bérenger Saunière.

 

Questo segreto sarebbe all'origine dell' "affaire" di Rennes-Le-Château.

 

L'Abate Bigou trasmise poi il segreto ad un altro sacerdote, l'Abate Cauneille e quest'ultimo lo comunica a due altri sacerdoti, padre Émile François Cayron,  ed il parroco di Rennes les Bains, Jean Vie, che è stato il predecessore di Boudet; è essenziale sapere che Emile François Cayron era il mentore del giovane Henri Boudet che divenne il curato di Rennes les Bains e questo passaggio è fondamentale perché mette in evidenza il collegamento tra Antoine Bigou ed Henri boudet, autore di "La Vraie langue celtique et le cromleck de Rennes-les-Bains", opera letteraria famosa per essere sospettata di essere in realtà un codice che potrebbe portare direttamente alla vera tomba di Gesù in Linguadoca.

 

IL PILASTRO E LE PERGAMENE - Priorato di Sion

LES BERGERS D'ARCADIE DI NICOLAS POUSSIN – "ET IN ARCADIA EGO"

"Et in Arcadia ego" è l'iscrizione che troviamo sotto forma di codice sulla lastra tombaria della Marchesa di Blanchefort, Marie de Negri D'Ables, ed è anche l'iscrizione famosa in tutto il mondo per essere stata utilizzata in alcuni importanti dipinti e sculture del Seicento, come anche da Nicolas Poussin, appunto quale iscrizione tombale sul dipinto "I pastori di Arcadia" (1638-1640), che è in particolare l'opera di cui tratteremo in questa occasione.

 

La frase "Et in Arcadia Ego", può tradursi letteralmente in "Anche in Arcadia sono", dove Et sta per etiam = "anche" e viene sottinteso "sum" = sono presente o "eram" = "ero".

 

L'iscrizione in se, si presta a diverse interpretazioni oltre ad essere in grado di generare anagrammi incredibilmenti coerenti, tra i quali

 

 

ET IN ARCADIA EGO = I TEGO ARCANA DEI

 

(Io proteggo/nascondo i segreti di Dio)

 

ET IN ARCADIA EGO SUM = TANGO ARCAM DE IESU

 

(Io tocco la tomba di Dio Gesù)

 

 

Analizzando il quadro, vi si trovano quindi riferimenti geografici estremamente precisi, i quali, per la loro inequivocabile riscontrabilità, dimostrano una rilevanza indiscutibile; il profilo delle montagne dipinte nel fondo, rappresentano al di la di ogni dubbio alcune sommità montuose ben note nel Razès e molto vicine a Rennes le Château, ovvero il Mont Cardou, il Bugarach, il monte Blanchefort e la collina di Rennes le Château, che è lo stesso paesaggio che si trova osservando un sepolcro (da una certa prospettiva) che era situato proprio in quella zona e del quale stiamo per esporre la storia, il quale era denominato la "Tombeau des Pontils".

 

La cosiddetta "Tombeau des Pontils", che era possibile ammirare fino a pochi anni fa, prima di essere demolita dal proprietario del terreno, era un sepolcro identico a quello dipinto nella sopramenzionata opera di Poussin; questa tomba era ben nota nella Linguadoca ed in seguito anche internazionalmente come "Tombeau des Pontils", prendendo il nome dalla zona in cui si trovava, "Les Pontils".

 

La "Tombeau des Pontils" però, non è antecedente all'opera di Poussin, ma bensì viene eretta secondo i canoni di quella struttura parallelepipeda, che riprende nei tratti geometrici la tomba raffigurata nel quadro di Nicolas Poussin, solo nel 1930, sulle fondamenta di una tomba preesistente dal 1903; questo passaggio è importante, perchè la tomba risiede in un punto che è un crocevia di coincidenze geografiche e geometriche sbalorditivamente coerenti.

 

Questa tomba così macroscopicamente somigliante al sepolcro raffigurato nel celebre dipinto di Nicolas Poussin, viene ad esser conosciuta dal pubblico proprio attraverso Gérard de Sède, che ne scriverà nel suo "La Race Fabuleuse – Extra Terrestres Et Mythologie Mérovingienne".

 

La "Tombeau des Pontils" è esattamente allineata (con un ragionevolissimo scarto, considerata l'epoca, di 200 metri) sotto il meridiano di Parigi, il quale attraversa il Polo Nord e Sud, passando appunto per il centro dell'Osservatorio di Parigi, situato a 2° 20' 13,82" a est di quello di Greenwich.

Questo particolare, agli occhi di molti, è considerata una esplicita "firma", di natura selettiva verso il destinatario, da parte di qualcuno in possesso di un certo tipo di conoscenza avanzata e propria di gruppi ristrettissimi, specie all'epoca, il quale abbia voluto svelare "in segreto" l'importanza di quel posto solo a destinatari che fossero in possesso delle stesse conoscenze avanzate ed esclusive del mittente.

 

Il mistero apparentemente più contraddittorio, sta nel dato di fatto che Nicolas Poussin, non abbia mai messo piede nel Razès in tutta la sua vita, cosa che pur avendo inizialmente spiazzato molti, si è riuscita in seguito a giustificare anche a buona ragione, venendo a conoscenza del fatto che un suo intimo amico, Ambroise Frédeau, celebre pittore locale, il quale ha lavorato a lungo nei pressi di Tolosa, frequentava un laboratorio proprio tra Limoux e Alet e specialmente in quell'officina era molto frequente ritrarre quella zona del Razès come sfondo, per questo motivo, è possibile, che Ambroise Frédeau, all'occorrenza, abbia potuto aiutare l'amico Poussin, quando egli desiderò ritrarre per qualche motivo proprio quello sfondo.

 

Considerata l'influenza dei sacerdoti all'epoca, quindi anche di Henri Boudet, autore de "La Vrai Langue Celtique", e delle dimensioni della zona e della popolazione, è assai ragionevole ipotizzare, che il prelato, all'epoca ancora in vita, fosse venuto facilmente a conoscenza di chi erano i proprietari del terreno che gli interessava, in questo caso la famiglia Galibert, e li abbia convinti a far erigere in quella esatta posizione la "Tombeau des Pontils", la quale poi sarebbe stata materialmente realizzata attraverso il muratore Bourrel, di Rennes les Bains; non si può tralasciare il fatto che questo avveniva proprio nel 1903, esattamente il periodo durante il quale Bérenger Saunière allestiva la chiesa di Santa Maria Maddalena ed i suoi dintorni, con i simboli e le allegorie di cui stiamo trattando.

LES BERGERS D'ARCADIE DI NICOLAS POUSSIN – "ET IN ARCADIA EGO" - Priorato di Sion

IL MISTERO DELLE PERGAMENE

IL MISTERO DELLE PERGAMENE - Priorato di Sion

Delle copie carbone di tutti i reperti documentali, tra cui le famose pergamene, sono state effettuate da Bérenger Saunière ed ereditate in seguito dalla sua devota perpetua, Marie Denarnaud, sua erede universale, la quale ha tra l'altro cercato di rintracciare, nel 1938, il nonno di Pierre Plantard de Saint-Clair, al tempo già deceduto, e fu in quella occasione, che avvenne il primo contatto della Denarnaud, col giovane Pierre, ancora diciottenne. È stato proprio durante uno di quelli incontri, in quello stesso anno, che Pierre Plantard ricevette da Marie Denarnaud, alcune copie di quelle stesse copie carbone originarie, e da quel momento si sentì investito, insieme alla ricezione di quel deposito, di una grande responsabilità.

 

Le copie in questione, ricevute dal giovane Plantard, sono quelle relative alle due pergamene forgiate dall'Abate Bigou e ad alcune trascrizioni dei documenti ai quali il sacerdote aveva avuto accesso attraverso la Marchesa di Blanchefort-Hautpoul, Marie de Negri D'Ables.

"PIERRE ET PAPIER"

"PIERRE ET PAPIER" - Priorato di Sion

Pilippe de Cherisey ha redatto un documento di 44 pagine intitolato "Pierre et Papier", che fornisce alcuni parziali elementi di decodifica, attribuendosi la paternità delle pergamene, cosa che possiamo oggi affermare non essere vera, ma fatta al tempo per ragioni che oramai hanno smesso di essere rilevanti.

 

Questa è l'unica causa per la quale oggi molti pensano erroneamente che queste pergamene fossero realmente dei puri falsi creati dal Marchese De Cherisey.

 

Oggi si può quindi dire che gli elementi riportati su "Pierre et Papier", sono ben lontani dall'essere la chiave completa di decodifica.

È sufficiente una perizia fatta da un buon crittologo, per dimostrare che il codice è esponenzialmente più sofisticato di quanto esposto da Philippe de Cherisey, dimostrando che gli elementi illustrati dal Marchese non sono che una porzione molto circoscritta della codifica che era alla base delle pergamene.

 

Ad ogni modo, tra gli elementi più significativi, finora decifrati, il messaggio in codice della cosiddetta "Piccola Pergamena", il quale collega Re Dagoberto II, poi fatto Santo, all'Ordine di Sion.

 

 

                  "A DAGOBERT II ROI ET A SION EST CE TRESOR ET IL EST LA MORT"

 

 

Traducibile letteralmente in

 

"A Dagoberto II Re e a Sion è questo tesoro ed è là morto"

 

Frase la quale si può interpretare come

 

"Questo tesoro appartiene a Re Dagoberto II e a Sion, ed è (il tesoro) là, morto"

 

Questa interpretazione abbraccia quindi l'ipotesi che il tesoro in questione, indicato come collegato al Re ed a Sion, sia effettivamente un sepolcro che abbia un significato ed un valore sacri, proprio come potrebbe essere la tomba di Gesù Cristo oppure di un suo discendente di importanza particolarmente cruciale nella storia della discendenza, magari proprio Sigebert IV.

 

Oppure l'altro significativo messaggio di 128 caratteri, al quale abbiamo accennato in precedenza, che si può ricavare dalla cosiddetta "Grande Pergamena", attraverso il sistema del cifrario di Vigenère, utilizzando, come chiave di decodifica l'insieme di lettere ricavato dalla cosiddetta "Stele di Blanchefort", il quale corrisponde a "MORTEPEE".

 

 

In questo caso, sarà ricavato il seguente enunciato :

 

 

 

 

 

 

"BERGÈRE, PAS DE TENTATION, QUE POUSSIN TENIERS GARDENT LA CLEF, PAX DCLXXXI, PAR LA CROIX ET CE CHEVAL DE DIEU, J'ACHÈVE CE DAÉMON DE GARDIEN À MIDI POMMES BLEUES"

 

 

Questo messaggio è stato poi anch'esso raffigurato in forma celata, da Bérenger Saunière, nella Chiesa di Rennes le Château, in occasione della ristrutturazione del 1886, inserendo e posizionando la vetrata che il 17 Gennaio di tutti gli anni, proietta le ben note "Mele Blu" ed installando il Demone Asmodeo come "guardiano"; questo messaggio codificato, fa riferimento al noto dipinto, "Bergers d'Arcadie", di Nicolas Poussin e probabilmente, stando a diversi indizi nella raffigurazione del paesaggio ed al fatto che non rappresentassero la "Tentazione di Sant'Antonio"("PAS DE TENTATION"), ad una o più versioni del dipinto "Saint Antoine et Saint Paul" di David Téniers. Secondo il messaggio in questione, ricavato dalla cosiddetta "Grande Pergamena", celata in queste opere ci sarebbe quindi la chiave decisiva per conoscere un segreto di grande importanza, il quale, seguendo la coerenza del quadro d'insieme, sembrerebbe sia inteso proprio quale il posto dove sarebbe situato il sepolcro di Gesù Cristo.

 

Non si può trascurare il fatto che il Demone Asmodeo sia raffigurato, come già detto, con gli occhi che guardano al suolo, come ad indicare, in questo caso, la presenza di qualcosa di estremamente importante sotto il pavimento; nessun privato, associazione o ente ha mai ottenuto autorizzazioni per scavare sotto la chiesa, anche se, in accordo con i rilievi strutturali eseguiti dall’architetto belga Paul Saussez, riteniamo sia altamente probabile, per non dire certa, la possibilità dell'esistenza di una cripta al di sotto del pavimento, e, a confermare questa ipotesi, il dato di fatto che la chiesa fosse comunque stata eletta a sepolcro dei nobili del posto, evenienza confortata da alcune cronache e registrazioni documentali della parrocchia.

IL GIARDINO ESTERNO E LA CHIESA ESTERNA

Nel Gennaio 1891, Bérenger Saunière ha ottenuto il permesso comunale dalla gestione di Rennes le Château ed ha iniziato i lavori di costruzione del giardino davanti alla sua chiesa, sempre a proprie spese.

 

Il 21 Giugno dello stesso anno, viene inaugurato il giardino ed una statua della Vergine Maria viene posta sul pilastro carolingio del vecchio altare installato in posizione capovolta, errore che esattamente come gli analoghi precedenti appare perfettamente volontario, come a sottolineare una particolare coerenza.

 

A meglio delineare lo scopo del giardino esterno, abbiamo la posizione del Calvario, il quale in linea d'aria e posizione funge esattamente da ennesimo "doppio speculare" dell'altare posto all'interno della chiesa.

 

Il posizionamento e l'inversione del pilastro carolingio è un elemento fondamentale, specie messo in relazione alle numerose altre inversioni osservate all'interno e nei dintorni della chiesa.

 

Un esempio che mostra la volontà di sottolineare questa voluta simmetria è quello del sacerdote quando, dopo aver rinvenuto la "Dalle des Chevaliers" con la faccia verso il terreno, davanti all'altare, lo rimuove dalla parrocchia, per posizionarlo all'esterno, con la faccia stavolta posta verso l'alto, esattamente ai piedi del Calvario, che rappresenta il "doppio speculare" dell'altare maggiore all'interno della chiesa.

 

Basta disegnare una piantina della chiesa e del giardino per rendersi conto che la forma della pianta della chiesa non è effettivamente che il "doppio speculare" del giardino e viceversa.

 

In questo modo il vicolo centrale della chiesa diventa il sentiero che porta al Calvario, il confessionale prende il posto del pilastro invertito, l'altare maggiore prende il posto del Calvario.

 

 Così scopriamo che Il perimetro esatto della chiesa di Santa Maria Maddalena è riprodotto specularmente nel suo giardino.

IL GIARDINO ESTERNO E LA CHIESA ESTERNA - Priorato di Sion